L’asessualità: un orientamento sessuale poco conosciuto (e riconosciuto)

L’asessualità è un vero e proprio orientamento sessuale, ma è oggetto di numerosi luoghi comuni e pregiudizi. Fabrizio Bertini ci aiuta a sfatarli con un’analisi attenta e arguta.

L’asessualità, indicata dall’ultima lettera dell’acronimo LGBTQIA (Lesbian, Gay, Bisex, Transgender, Queer, Intersex, Asex), rinvenibile in circa l’ 1% della popolazione, è un orientamento definito dall’assenza di attrazione sessuale. La bandiera del movimento asessuale, che ha conosciuto un notevole incremento di attività negli ultimi anni, sebbene la conoscenza in merito sia ancora scarsa, ha strisce di colore nero, grigio, bianco e viola.


Sulla base di queste informazioni, quali di queste persone sono con certezza definibili o meno asessuali?

  • Roberto, come gli altri suoi compagni, vorrebbe tanto trovare una fidanzata.
  • Ilaria ha dichiarato di non volersi sposare.
  • Dopo una serie di preliminari di contatto, Luca e Paola hanno un rapporto sessuale completo.
  • Francesca si masturba tutte le sere.
  • Filippo e Andrea, fidanzati da due anni, si scambiano per ore carezze sul letto davanti alla TV.
  • Pietro fissa con gli occhi sgranati un calendario di una modella senza veli.
  • Tizio esclama: “Asino chi tromba!”.

Andiamo alla scoperta di questo mondo sconosciuto ai più analizzando le varie affermazioni passo passo.

Roberto, come gli altri suoi compagni, vorrebbe tanto trovare una fidanzata.

“Sicuramente allora non è asessuale”, direte, visto che desidera trovare una partner!
Spiacente di gelare gli entusiasmi ma la questione è un tantino più complessa. Anticipo innanzitutto una facile obiezione: perché il sesso senza amore è comunemente concepito mentre l’amore senza sesso non dovrebbe poter esistere?

Spesso nel linguaggio comune si accorpa sotto il generico termine “attrazione” un insieme eterogeneo di istanze di connessione interpersonale. Il fatto che molto spesso esse convergano non significa d’altronde che siano concettualmente, universalmente e necessariamente indistinguibili.
L’esempio che nella fattispecie fa al caso nostro coinvolge due distinte forme di attrazione, l’attrazione sessuale e l’attrazione romantica. La prima è quel drive istintivo che spinge a desiderare di avere un rapporto sessuale con qualcuno, il secondo ad instaurarvi una relazione romantica. Nella maggior parte delle persone queste componenti sono vissute come coincidenti, ma non è una regola assoluta, tanto più nel caso dell’asessualità. Questo termine è infatti definito dalla mancanza di attrazione sessuale, tuttavia nulla ci dice circa l’orientamento romantico dell’individuo, che può essere eteroromantico, omoromantico o biromantico, a seconda che l’attrazione romantica sia diretta verso individui di genere opposto, dello stesso genere oppure di entrambi. Il termine panromantico contempla invece nel bacino di potenziali attrattori persone agender e/o che si riconoscono in entrambi i generi. Vi è anche una quota di persone asessuali che sono anche aromantiche, ossia non provano neanche attrazione romantica, tuttavia possono essere interessate a profonde amicizie, spinta talora definita come attrazione platonica.

Ciononostante gli aromantici costituiscono solo circa il 20% degli asessuali, pertanto la maggior parte di loro è interessata alle relazioni romantiche, pur non sentendo il bisogno che esse includano il sesso. Viceversa, molti aromantici provano attrazione sessuale. Per simmetria con quanto descritto per l’asessualità esistono aromantici eterosessuali, omosessuali, bisessuali e pansessuali.
In alcuni soggetti all’insorgenza di queste spinte relazionali è propedeutico un legame emotivo con il destinatario dell’attrazione. Questa fenomenologia è indicata dal prefisso demi- . Coloro che per provare attrazione sessuale verso qualcuno necessitano di una pregressa connessione affettiva sono detti demisessuali e per l’analogo fenomeno in merito all’attrazione romantica si parla di demiromanticismo.
Sulla base delle informazioni date nella premessa possiamo soltanto concludere che Roberto non è aromantico ed è presumibilmente eteroromantico, mentre riguardo all’orientamento sessuale non vi sono elementi per trarre alcuna conclusione.

Ilaria ha dichiarato di non volersi sposare.

Allo stesso modo qualunque deduzione sull’orientamento sessuale di Ilaria risulta arbitraria sulla base dell’informazione riportata. Si potrebbe pertanto pensare ad aromanticismo ma anche questa conclusione risentirebbe del vizio di fondo dell’accostamento tra orientamento romantico e matrimonio che invece è un’istituzione di carattere sacrale-contrattuale-giuridico. È vero che al giorno d’oggi, vivendo in uno stato di diritto o presunto tale, si presume che si avvalgano di questa opzione individui parimenti autodeterminati e consenzienti sulla base delle proprie spinte sentimentali, motivazionali e valoriali, tuttavia ciò rappresenta una conquista di un tortuoso progresso culturale, tuttora in divenire, frutto di secoli di storia e non deve in alcun modo essere ritenuto un assoluto universale e necessario. Basti pensare alla concezione patriarcale per la quale a monte del rito nuziale sussisteva una trattativa tra il marito e gli uomini della famiglia della moglie, principalmente il padre ma anche i fratelli o a i matrimoni di convenienza tra famiglie reali e aristocratiche, in cui, rispetto a quanto dettato da disegni politici e ragion di stato il margine di scelta degli sposi era spesso una variabile assai flebile e va da sé che anche l’attrazione sessuale, romantica o altro che fosse c’entrava ben poco.
Inoltre una persona può provare attrazione romantica ma non sentirsi a proprio agio con l’idea del matrimonio, nonché con le incombenze sociali, economiche e legali che ciò comporta e pertanto preferire non sposarsi ma ciò non la renderebbe meno romantica di una persona coniugata che magari potrebbe essere aromantica, ma riconoscere l’istituzione del matrimonio e onori e oneri annessi e connessi come convergente con il proprio progetto di vita.

Dopo una serie di preliminari di contatto, Luca e Paola hanno un rapporto sessuale completo.

Se entrambi fanno consensualmente sesso di sicuro non sono asessuali, giusto?
Niente affatto. Il non provare attrazione sessuale non ha nulla a che vedere con castità o celibato, in cui per scelta, maturata per le cause più svariate, ci si astiene dai rapporti sessuali. L’asessualità, in quanto orientamento, non è una scelta, ma un’inclinazione naturale che porta a non sentire il bisogno istintivo della condivisione carnale. Tuttavia questo è cosa ben diversa tanto dallo scegliere di non fare quanto dal non poter fare sesso. Un asessuale in quanto tale può benissimo avere un rapporto sessuale, inteso sia come penetrazione sia come qualunque pratica o preliminare a monte. Vi sono anzi alcuni asessuali che, pur non vivendolo come una necessità primaria, apprezzano anche di molto fare sesso e pertanto prendono il nome di SEX POSITIVE. Altri invece, i SEX NEUTRAL, sono indifferenti al sesso, mentre altri ancora, i SEX NEGATIVE lo evitano e possono arrivare a provare repulsione per l’atto. Nonostante ciò sono tutti asessuali allo stesso modo, né più né meno, visto che sono accomunati dall’assenza di attrazione sessuale. Alcuni asessuali possono fare sesso per curiosità verso una sfera per la quale gli altri hanno un coinvolgimento estraneo al loro sentire oppure per appagare il bisogno di un partner sessuale.
In ogni caso però le criticità strutturali con cui si trova a fare i conti una coppia mista tra un sessuale e un asessuale, in cui è necessario trovare un equilibrio che tenga conto delle esigenze di entrambi, spesso non si esauriscono con la disponibilità del partner asessuale a concedersi.
Premesso che ciò non è scontato, e meno male, dato che è sacro e inoppugnabile diritto di ognuno disporre del proprio corpo secondo la sua volontà, a costituire un nodo non di poco conto è la forbice tra la mancanza di attrazione sessuale da una parte e quella che io chiamo transustanziazione affettiva dell’atto carnale dall’altra.
Per transustanziazione affettiva si intende una concezione del rapporto sessuale come concretizzazione materiale ed emblema del coinvolgimento affettivo tra i partner. Il desiderio carnale e lo slancio passionale vengono pertanto esperiti come coronamento di una connessione reciproca anche sugli altri piani della relazione, nonché assunti come “termometro” della salute del rapporto. Tuttavia è un termometro che viene impiegato al contrario di quello tradizionale, allertando in caso non di ipertermia, ma di ipotermia, qualora la “febbre” erotica accenni a scendere. Un calo in tal senso viene quindi vissuto come uno specchio di un raffreddamento di analoga portata sul sentimento e sull’importanza che si riveste per l’altra persona, secondo una coimplicazione del tipo “se mi ami mi desideri (sessualmente), se mi desideri (sessualmente) mi ami”. Per il funzionamento di un asessuale invece non vi è alcuna correlazione tra attrazione sessuale (mancante) e intimità emotiva e anche se decidesse di fare sesso con il partner per venire incontro ai suoi desideri o anche per piacere personale o apertura verso questo tipo di esperienza, il rischio che il partner sessuale percepisca che quello del concubino altro non è che un atto meccanico è molto elevato. E in questo caso anche una consapevolezza reciproca nonché accettazione razionale dell’altrui natura solitamente non si concretizza parimenti sul piano emotivo. È infatti comune che entrambi i partner possano sentirsi sbagliati o in colpa, quello/a asessuale per non riuscire a venire incontro ai bisogni dell’altro, da parte del quale percepisce un’istanza di normalizzazione diretta verso lui/lei, quello/a sessuale si sentirà non abbastanza valorizzato nella sua identità di genere, con possibili ripercussioni considerevoli sull’autostima.

Entrambi questi sentimenti di frustrazione sono umani e comprensibili, ma al contempo è importante per entrambi non colpevolizzare né se stessi né l’altro per quella che è semplicemente una divergenza di inclinazione naturale, la quale non è una scelta e quindi esula da qualunque considerazione sul piano etico, non essendo né encomiabile né esecrabile ma solo rispettabile.
Chiaramente è fondamentale ascoltare anche le proprie di esigenze ed eventualmente riconoscere che un punto di incontro non è possibile e con esso il rapporto che si aveva in mente. Ciò non significa che sia tutto da buttare e che tutto quello che si apprezza e che aveva attratto dell’altra persona sia da buttare, preso anche magari atto dell’impossibilità di una relazione di coppia convenzionale. Troppo spesso noto che invece la frustrazione per la mancata intesa su questo aspetto spinge le parti coinvolte a sputarsi veleno a vicenda mettendo in secondo piano tutto il buono che c’è, il che è assolutamente velleitario dato che, ribadisco, nessuno è colpevole.

Questo significa che l’amore può tutto?

Personalmente preferisco essere pragmatico e vedo davvero molto a rischio la tenuta a lungo termine di una relazione monogama chiusa tra un asessuale e un sessuale che vive l’atto carnale come transustanziazione affettiva. Non pretendo tuttavia di sapere tutto ed affermare monoliticamente “è impossibile” come fossero le tavole della legge di Mosè e non l’opinione personale di un comune mortale.
Dopotutto, è giusto che almeno una delle due parti sia costretta a vivere in un modo che non si accorda alla sua natura?
Il discorso può cambiare se invece la persona sessuale vive bene la possibilità di fare sesso al di fuori della coppia, con ruolo integrativo o sostitutivo rispetto ai rapporti con il partner asessuale, in modo tale che il suo bisogno non risulti inappagato. Tuttavia questa soluzione presuppone che quella specifica persona senta magari bisogno di fare sesso, ma senza la necessità di un coinvolgimento emotivo e inoltre la scelta deve essere concordata da entrambe le parti. Se per una persona asessuale il sesso non è importante, per quale motivo dovrebbe essere un problema se il suo partner condivide quella sfera con terzi? Nella mia esperienza una possibile causa, qualora un asessuale non viva bene la possibilità di una relazione sessualmente aperta, è il timore che possa nascere per transustanziazione un coinvolgimento romantico verso il concubino esterno. In questo caso però le possibilità a mio avviso sono queste:

  • La persona sessuale vive francamente l’atto con transustanziazione affettiva, quindi è concreta la possibilità che si instauri tali dinamica. Questo però conferma circolarmente l’idea per cui la relazione tra asessuale e sessuale con una certa inclinazione è intrinsecamente a rischio e l’ipotesi più probabile è che la relazione si sfaldi prima di concordare l’apertura della coppia.
  • La dinamica della transustanziazione affettiva si instaura anche se non prevista e la persona sessuale rompe col partner asessuale in favore del terzo individuo. In questo caso evidentemente l’intesa sessuale costituisce, per quella specifica persona, un collante più forte rispetto alle variabili attrattive che avevano suscitato interesse verso il partner asessuale. Se pertanto per qualcuno il sesso è più importante del resto, è del tutto legittimo e naturale che selezioni il suo compagno principalmente in base a quel parametro, bisogno al quale una persona asessuale difficilmente corrisponde.

In entrambi i casi quindi, se sorge una connessione romantica attraverso il sesso nei riguardi della terza persona, si palesa semplicemente il fatto che i presupposti per la tenuta del rapporto fossero precari già in partenza. Tutto questo naturalmente vale se si parla di relazioni monogame, visto che un altro possibile sbocco è quello di poliamore e non monogamie etiche, in cui si ammette la possibilità di avere più di un partner col consenso di tutte le parti coinvolte, il che si pone in antitesi con la definizione di tradimento, che prevede l’agire alle spalle di una persona abusando della sua fiducia. In un circolo poliamoroso che coinvolge una persona asessuale, i membri sessuali possono appagare il loro bisogno senza coinvolgere quest’ultima o farle pesare la sua differenza. Un’altra possibilità è quella di una coppia che coinvolga un asessuale e un gray-asessuale, al quale non pesi più di tanto una vita sessuale piuttosto tiepida, oltre naturalmente a una relazione tra soli asessuali, mentre anche in una coppia tra asessuale e autosessuale (persona attratta sessualmente da se stessa) le divergenze non dovrebbero creare problemi.

Inutile dire che non è possibile trarre alcuna conclusione circa il possibile orientamento sessuale sia di Luca sia di Paola.

Francesca si masturba tutte le sere.

Come può essere asessuale una persona che si masturba?
Ebbene, secondo un recente sondaggio sulla comunità asessuale italiana, solo meno del 20% degli asessuali non si masturba. Questo perché non provare attrazione sessuale non implica necessariamente non avere libido, anzi nella maggior parte dei casi le due cose non collimano. La libido è il generico desiderio di intraprendere attività sessuale di qualsiasi genere, compreso l’autoerotismo mentre l’attrazione sessuale verso una persona è il desiderio istintivo di avere un rapporto con essa. La libido di una persona asessuale non è diretta verso nessuno in quanto, sebbene alcuni possano servirsi di strumenti come la pornografia per raggiungere l’orgasmo, non vi è un’analoga spinta ad agire di conseguenza. Molti di loro trovano piacevole l’attività autoerotica, che può essere vista come un efficace ricostituente contro lo stress oltre che un’impellenza fisiologica da sbrigare, senza dimenticare la significativa minoranza che non si masturba per nulla. Come in ogni ambito la parola d’ordine è variabilità.

Qualunque affermazione sull’orientamento sessuale di Francesca risulta pertanto arbitraria.

Filippo e Andrea, fidanzati da due anni, si scambiano per ore carezze davanti alla TV.

Già il fatto che in precedenza abbiamo smontato la credenza secondo cui gli asessuali non possono fare sesso dovrebbe bastare a fugare ogni dubbio. Tuttavia, dov’è scritto che l’accarezzarsi debba avere per forza un significato erotico? Introduciamo allora il concetto di un nuovo tipo di attrazione, l’attrazione sensuale, ossia la spinta a desiderare un contatto fisico di natura NON sessuale con una persona, come ad esempio baci, carezze e abbracci. L’attrazione sensuale, come tutte le altre forme di attrazione che abbiamo visto, sessuale, romantica e platonica, è un’istanza a sé stante, che può coesistere con le altre come no. Per esempio l’abbracciare un amico ha valenza puramente sensuale secondo la concezione comune, secondo la quale spesso questo gesto costituisce preliminare dell’atto carnale nell’ambito della coppia. Tuttavia questa impostazione convenzionale dei confini è ormai in progressiva decadenza nella sua veste di dogma e, seppur costituendo tuttora il modello numericamente prevalente, nonché rispettabile come tutti gli altri, non ha nulla di assoluto ed è anch’esso frutto di inclinazioni soggettive e arbitrarie. Quello che fa la differenza sono le inclinazioni e le scelte individuali che si estrinsecano col consenso di tutte le parti e che in alcuni casi possono contemplare il sesso in una relazione identificata come di amicizia oppure non contemplarlo in una relazione romantica, come ad esempio può avvenire tra persone asessuali, ma non solo.

Pietro fissa con gli occhi sgranati un calendario di una modella senza veli.

“Me la farei volentieri!!!”, penserà, direte. Anche questa tuttavia è un’inferenza che non ha basi logiche, se non quella della maggior frequenza dell’eterosessualità rispetto all’asessualità. 90/1 è senz’altro un rapporto notevole, tuttavia se ho la disequazione “ X quadro maggiore di zero” non posso dire che è sempre valida visto che è soddisfatta per tutto l’insieme infinito e denso dei numeri reali tranne zero (cosa vuoi che sia uno su infinito?) ma, indicando le soluzioni, devo specificare X diverso da 0. Ecco entrare in gioco un’ulteriore forma di attrazione che, rispetto a tutte le altre, e come tutte le altre, può coesistervi ma brilla comunque di luce propria, ossia l’attrazione estetica, che ci spinge a catalizzare la nostra attenzione verso una persona per la sua bellezza, come un panorama mozzafiato o i colori di un arcobaleno dopo un nubifragio, senza che a questo si accompagni necessariamente un’analoga istanza a livello sessuale o su qualunque altro piano attrattivo.

Tizio esclama: “Asino chi tromba!”.

Questo non ha assolutamente nulla a che vedere con l’asessualità, trattasi di un atteggiamento definibile come anti-sessuale e assimilabile a tutte le altre forme di discriminazione. Finora abbiamo esplorato e delineato la variabilità di gusti, desideri e inclinazioni che sono tutti legittimi finché rispettano l’altrui consenso e libertà, tuttavia non si può in alcun modo dar corda a chi attizza superficialità, intolleranza e pregiudizio. Qualunque giudizio morale su dinamiche sessuali di qualunque genere che coinvolgano adulti autodeterminati e consenzienti rientra in ottusità e bigottismo, non certo nell’asessualità. Come in tutte le categorie, baciapile e retrivi ci saranno senz’altro anche tra gli asessuali ma il loro atteggiamento NON è in alcun modo spiegato né giustificabile col loro orientamento. La stragrande maggioranza degli asessuali non ha nulla né contro il sesso né contro i sessuali.

A tal proposito, vi invito a soffermarvi sull’ultimo riquadro della seconda riga/secondo della quarta colonna:

Tirando le somme sul quesito iniziale, in nessuno dei casi nessuno dei membri coinvolti può essere con certezza identificato dall’esterno come asessuale o meno.

Differenza tra asessualità e desiderio ipoattivo
Il disturbo del desiderio ipoattivo, femminile e maschile, è definito dal DSM- 5 come condizione caratterizzata da carenza o assenza di desiderio di attività sessuale che si protrae per almeno 6 mesi. Tale condizione può essere permanente, se presente da quando l’individuo è sessualmente attivo, oppure acquisita, se subentrata a un certo punto della vita e deve causare nell’individuo un disagio clinicamente significativo. Questa è una differenza sostanziale rispetto all’asessualità in cui l’assenza di attrazione è vissuta in modo naturale senza essere causa diretta di sofferenza, la quale però può subentrare a causa del sentirsi alienati rispetto a una cultura sessuocentrica e che esalta la transustanziazione affettiva come modello di amore e relazione più valido degli altri, quando in realtà è solo il più frequente e, finché la libertà di ognuno viene rispettata, tutto è lecito. Ciò nondimeno per gli asessuali romantici può essere difficile intraprendere e mantenere una relazione sentimentale che sia conciliabile con la loro mancanza di attrazione sessuale, dato che solo per un’esigua minoranza della popolazione risulterebbe naturale e/o accettabile almeno una delle opzioni elencate nel paragrafo 3.

Come si fa a sapere se una persona è asessuale e non ha un quadro di desiderio ipoattivo? Anche su questo aspetto il DSM-5 è chiarissimo, ossia quel che fa fede è l’autoidentificazione come asessuale, in presenza della quale la diagnosi non viene effettuata. A onor del vero, laddove il manuale in lingua originale riporta il termine corretto “asexual”, nella versione italiana, per un grossolano errore di traduzione, ritroviamo l’erroneo termine “asessuato”, assolutamente fuorviante in quanto non riferito all’orientamento sessuale ma all’assenza di organi sessuali oppure a una modalità di riproduzione che non è mediata dalla fecondazione.

Asessualità e autismo
Se l’asessualità è diffusa nella popolazione generale con una percentuale stimata attorno all’1%, tra le persone rientranti nella neurodiversità dello spettro autistico la percentuale sale al 17 %. In particolare un sondaggio svolto nel gruppo facebook Asperger Adulti Italia (AAI) su un campione di 89 persone autistiche vediamo che la maggioranza assoluta, di due terzi, è costituita da persone sessuali e romantiche, ma ben un terzo è “almeno uno” tra asessuale e aromantico. In particolare il 17% sono asessuali ma non aromantici, l’8% aromantici ma non asessuali e il 10% entrambe le cose. Una comunanza tra le persone neurodiverse e asessuali è che spesso e volentieri entrambe non soffrono per la loro condizione ma “per coloro che non li accettano per come sono e per come interpretano il mondo intorno a loro”.

Luoghi comuni sull’asessualità

  • Sei giovane, non hai abbastanza esperienza.
  • Ma hai mai provato?
  • Oh pover*!!!
  • Dev’esserci un trauma o un blocco.
  • Fatti curare da un sessuologo.
  • È una malattia.
  • Dev’esserci un trauma recondito.

Sei giovane, non hai abbastanza esperienza.

Da quando in qua è necessaria esperienza per prendere consapevolezza del proprio orientamento sessuale? Se uno non sente attrazione asessuale è asessuale a tutti gli effetti.

Ma hai mai provato?

Direste a un gay: “Hai provato a fare sesso con una donna?” oppure a una lesbica: “Hai mai provato ad andare con un uomo?” oppure a un etero: “Hai mai provato un rapporto omosessuale?”

Oh pover*!!!

Se a me piace la pasta al pomodoro e a te la pasta in bianco per quale ragione dovrei compatirti? Sono solo differenti inclinazioni. Chi ha bisogno di esternalizzare teatralmente con maschere di cartapesta stile carnevale di Viareggio la propria compassione sovente prova compassione di sé ed è su quello che eventualmente farebbe bene a lavorare.

Dev’esserci un trauma o un blocco.

Anche in questo caso, lo stesso DSM-5, il più usato manuale di psichiatria e psicologia clinica, vi confuta. Vedi “Differenza tra desiderio ipoattivo e asessualità”.

Fatti curare da un sessuologo.

E perché? Io forse dico che un sessuale dovrebbe cercare di inibire questa sua spinta attrattiva? Solo per essere più compiacente al funzionamento maggioritario, rispetto al quale l’asessualità è un’alternativa né più né meno degna? Niente affatto.

È una malattia.

Anche questo è in contraddizione con le linee guida internazionali. L’ultimo DSM a considerare l’omosessualità una malattia, tanto per dire, è il DSM III datato 1980. Da allora è caduto il muro di Berlino e stanno cadendo anche quelli riguardanti la libera espressione della sessualità.

Dev’esserci un trauma recondito.

E quale sarebbe di grazia, psicanalista improvvisato? Ti invito a ripassare i criteri diagnostici, ritenta e sarai più fortunato!

Fabrizio Bertini

Immagine di copertina: foto di Marta Branco, free stock, via Pexels.

11 pensieri riguardo “L’asessualità: un orientamento sessuale poco conosciuto (e riconosciuto)

  1. Ciao,

    complimenti per l’ottimo articolo e per l’ironia, che solo verso la fine vira verso il sarcasmo nuocendo forse un pochino al tono generale.

    Due cose di servizio:
    – Mi permetto di segnalarti la ripetizione tra il quarto e il settimo luogo comune.
    – I link in fondo sono scritti tutti attaccati fra loro per cui è difficile usarli (cliccandoci non funzionano), andrebbero spaziati.

    Per il resto, dal tuo articolo desumo che il 99% delle persone (i non asessuali):
    – Vive il sesso come una necessità primaria (altrimenti sarebbe al limite un asessuale sex positive)
    – Desidera i rapporti sessuali per un “drive istintivo” e non perché li trova piacevoli (altrimenti sarebbe un asessuale sex positive)

    Domande:
    1) Che cosa è una necessità primaria? Come si fa a valutare se per una persona il sesso è tale o no? A livello pratico, intendo.
    2) Che cosa è un “drive instintivo”? Come si fa a distinguere il desiderio di fare qualcosa perché ci piace dal desiderio di fare qualcosa per “drive istintivo”?

    Spulciando tra le fonti, ho trovato interessante questa tabella:

    http://www.carrodibuoi.it/2017/04/23/the-purple-red-scale/

    Concentriamoci per comodità su una sola colonna, senza perdere in generalità. In base alle tue definizioni deduco che Ao, Bo, Co sarebbero per te considerati asessuali (correggimi se sbaglio), mentre Do, Eo, Fo non lo sarebbero.

    Ma come si distinguono Co e Do? La definizione di D è “may develop lustful feelings over the course of a relationship, but not at first”. Con “lustful feelings” si intende la stessa cosa che tu hai indicato con “drive istintivo” o “attrazione sessuale”? Se la risposta è no, ne dedurrei che anche Do ricada sotto l’asessualità?

    Da ultimo, un commento più ampio, senza voler giudicare.

    Quando ho visto l’inizio dell’articolo, con le otto bandiere e le sette lettere dell’acronimo (a proposito, perché manca la P?), ho provato una grande perplessità.
    A maggior ragione vedendo la tabella con il link che ho postato poco sopra, che sembrerebbe indicare come, per essere davvero inclusivi di tutte le variazioni, il numero di bandiere dovrebbe ancora aumentare.

    Ora, il mio sentimento in materia è: abbiamo davvero bisogno di tante bandiere?

    Ovviamente, facciamo salve le battaglie sui diritti civili. Quelle sono sacrosante, ed è assolutamente giusto che una persona / una coppia abbia uguali diritti a prescindere dalla sua sessualità e dal modo in cui la vive.

    Ma dando per scontato questo: è proprio necessario suddividere l’umanità in categorie e sotto-categorie, assegnando a ciascuna una bandiera, un nome, una lettera, in pratica incasellandola?

    Proprio in virtù della grande fluidità della materia, della grande variabilità individuale e del gran numero di inclinazioni e sfumature, non sarebbe a maggior ragione più sensato lottare per l’abolizione di tutte le etichette e le caselle? Per l’affermazione, cioè, del semplice concetto che ognuno può vivere, esperire, mettere in pratica la sua sessualità in qualsiasi modo (purché non faccia del male al prossimo), vecchio o nuovo, conosciuto o non conosciuto, etichettato o non etichettato, senza essere giudicato da nessuno?

    Per poi ritrovarsi tutti, sotto la stessa bandiera, a fare insieme le battaglie sui diritti civili di tutti, qualora fosse necessario?

    Non è inquietante che ogni piccolo gruppo senta invece il bisogno di ritrovarsi con un proprio nome e una propria bandiera, e segnare un confine formale di definizioni che lo distingue dagli altri, e lottare per conto proprio per il proprio riconoscimento?

    Sarei interessato a sentire la tua opinione su questo.

    Grazie,
    Lorenzo

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    1. Ciao Lorenzo!
      Il fatto che il sesso sia una necessità primaria per la stragrande maggioranza della popolazione non si contrappone in alcun modo al farlo per piacere, anzi ci va a braccetto, dato che l’evoluzione nel corso di milioni di anni ha rinforzato, sotto forma di un’eccezionale tempesta neurochimica di ricompensa, un comportamento chiave per la propagazione della specie. In natura, riprodursi senza attrazione sessuale, richiede un’autocoscienza che permetta di dire a se stessi “voglio un figlio e perciò è necessario un rapporto sessuale”, il che è appannaggio solo di pochissimi cosiddetti animali superiori, se non solo dell’uomo.
      La distinzione tra attrazione sessuale primaria e secondaria è utile per identificare la demisessualità. Se infatti si definisce attrazione sessuale primaria quella che origina da elementi immediatamente percepibili come aspetto e abbigliamento, l’attrazione sessuale secondaria si sviluppa eventualmente in un secondo momento, a seguito di un legame emotivo. I demisessuali provano attrazione sessuale secondaria ma non primaria, i sessuali entrambe, gli asessuali nessuna delle due. Personalmente non condivido il concetto di attrazione sessuale terziaria riportato nel link, dato che il rapporto finalizzato ad avere figli o a compiacere il partner è una scelta. La maggior parte degli LGBTQIA, nonché antirazzisti, ambientalisti, femministi ha una visione intersezionale https://nonunadimeno.wordpress.com/2017/11/28/femminismo-intersezionale-o-perche-questa-lotta-e-anche-tua-intersezioni-2/ all’insegna di inclusione e lotta alle discriminazioni e i suprematisti e coloro che sgomitano, con istanze di soprelevazione rispetto alla maggioranza e/o alle altre minoranze sono essi stessi una minoranza all’interno della minoranza. Le mele marce ci sono ovunque, da questo non si scappa.

      Fabrizio

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  2. Ti ringrazio per il tuo commento ma non ho mai detto né pensato che i concetti di “necessità primaria” o “drive istintivo” si contrapponessero al piacere, quindi la spiegazione a riguardo è pleonastica.
    Temo che tu non abbia affatto risposto alle mie domande. Colpa mia sicuramente, devo averle formulate male. Provo a farlo in modo più chiaro.

    1) Che cosa è una necessità primaria? Hai di nuovo usato questo termine ma non lo hai definito. Come si fa a stabilire se per una data persona il sesso costituisce o meno una necessità primaria? All’atto pratico, intendo (altrimenti si resta confinati nell’ambito della mera speculazione filosofica).

    2) Che cosa è un “drive istintivo” e come si fa a stabilire se per una data persona desidera il sesso per “drive istintivo”? Abbiamo detto che “lo desidero perché mi piace” non è sufficiente, in base ai criteri da te esposti. Quindi, supponendo di avere una persona davanti (o se stessi, magari), in base a cosa si capisce se il proprio desiderio è dovuto a “drive istintivo”, oltre eventualmente al piacere?

    3) Restiamo pure nel campo dell’attrazione sessuale secondaria, che hai detto di accettare (poi parleremo della terziaria, perché che tu condivida o meno un certo concetto è poco rilevante se tale concetto è accettato dalla comunità scientifica). La definizione data nel link è “may develop lustful feelings over the course of a relationship”. Questa definizione è scientificamente corretta oppure no? I citati “lustful feelings” sono o non sono sovrapponibili con il “drive istintivo”, e in che modo?

    4) Perché in LGBTQIA non appare la P di pansessuali?

    5) Il fatto che l’insieme di LGBTQIA più razzisti, ambientalisti, femministi, insomma brave persone, sia in gran parte costituito appunto da brave persone, è pacifico e nessuno lo ha negato. Siccome però non esistono solo le mele marce (isolate) ma anche gli errori in buona fede (molto spesso collettivi), il mio punto era: non sarebbe più opportuno rivendicare semplicemente il diritto di tutti a vivere qualsiasi tipo di istinto sessuale e/o comportamento sessuale (purché ovviamente non si faccia del male al prossimo), anziché spezzettare l’ampio spettro delle diversità e delle sfumature in singole specificità, e queste in sotto-specificità, e così via, rivendicando poi le specificità stesse, anche se in forma “intersezionale” e simili? Il fatto che ogni specificità del mondo, o quasi, abbia rivendicato e ottenuto una propria lettera da aggiungere a un acronimo ormai impronunciabile non è sintomo di particolarismo? Anziché focalizzarsi sulle differenze, su ciò che distingue ogni specificità dalle altre, tracciando quindi dei confini inevitabilmente labili in un mondo pieno di sfumature, non sarebbe meglio concentrarsi su ciò che ci unisce tutti? Anziché accorpare in un acronimo tante parole ognuna che incasella una specificità diversa, non sarebbe più produttivo (nell’interesse di tutti, anche degli appartenenti a una specificità magari non ancora incasellata) inventarsi una sola parola che significhi “in campo sessuale ognuno è come è e fa quello che vuole, e nessuno lo può giudicare”, e usare tutti semplicemente quella?

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  3. Una persona sessuale è assolutamente in grado di riconoscere la differenza tra l’avere un drive istintivo e il considerare semplicemente piacevole l’atto. È una differenza estremamente significativa. Il drive istintivo ti spinge a cercare l’atto, perché è un “bisogno “, come lo è il mangiare, ad esempio. Considerare l’atto sessuale gradevole , invece, ti consente di vivere l’esperienza in modo piacevole, così come puoi trovare piacevoli molte altre esperienze. Non c’ è la ricerca specifica di QUELLA esperienza, di quelle sensazioni. Ti piace fare sesso come puoi gradire il fare una passeggiata in montagna. Il desiderio sessuale è ben altra cosa e se sei sessuale vedi chiaramente la differenza perché la vivi nella tua quotidianità.

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  4. Luna, apprezzo la tua risposta ma non mi soddisfa.

    La ricerca specifica di certe sensazioni piacevoli, non intercambiabili con altre seppur anch’esse piacevoli, è caratteristica di chiunque sia appassionato di qualcosa. Un appassionato di passeggiate in montagna può amare anche il caffè ma se gli proponi di sostituire tutte le sue future passeggiate in montagna con altrettante pause caffè sarà profondamente insoddisfatto.

    Il resto della tua risposta è di tipo assiomatico: significa che non siamo in grado di definire con precisione i termini usati (necessità primaria, drive istintivo e così via) ma assumiamo che una persona tipica sappia la differenza intuitivamente. Posso capirlo, ma a fronte di questo lunghissimo articolo ricco ragionamenti molto logici e formali faticosamente scritto dall’autore mi dispiace molto che questo scoglio non possa essere superato in altro modo che non “se lo sei lo sai; se non lo sai vuol dire che non lo sei”. 🙂

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    1. Una necessità primaria è un bisogno che se non soddisfatto arreca malessere, senza il quale non puoi stare. Tu riusciresti a non mangiare? Il desiderio sessuale è un istinto e non occorrono molti ragionamenti logici e formali per definirlo. Anzi in realtà il discorso è piuttosto semplice. Di fronte ad una persona che ti piace, se provi desiderio sessuale nei suoi confronti, se hai pensieri sessuali verso di lei allora sei sessuale, diversamente non lo sei. È questa la differenza. L’asessuale sex positive può decidere di fare sesso per compiacere la partner, considerandola un’esperienza piacevole, ma non ha pensieri sessuali su di lei, non alimenta fantasie sessuali nei suoi confronti. È molto chiara la differenza. È chiara per un sessuale e lo è per un asessuale, a meno che la persona in questione non manchi di una reale consapevolezza sul proprio orientamento. Io sono sessuale e amo anche la montagna moltissimo. Ma per quanto possa piacermi passeggiare in montagna, posso farne a meno, mentre non posso fare a meno del sesso per lunghi periodi, come tutti i sessuali, chi più chi meno. È la semplice differenza tra ciò che “primario” (bisogno che deve essere soddisfatto) e ciò che non lo è. Per un sessuale il sesso non è solo “piacevole “, è necessario. Piacevole e necessario sono due cose molto diverse. E dire che sei sessuale lo sai altrimenti non lo sei non è assiomatico, ma riflette la realtà. Se non hai mai avuto fantasie sessuali rivolte verso una persona donna o uomo che sia, se non senti il bisogno fisico di fare sesso non lo sei. Tu come distingui una persona che ha fame da una che non ne ha? Immagino che non ti porresti mai questo interrogativo Il paragone aiuta…😉 Buonanotte!

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      1. Il paragone è un po’ rudimentale, visto che senza mangiare si muore.

        Se volessi seguirvi su questa strada metaforica potrei rispondervi, per esempio, che aver bisogno di mangiare e avere fame non sono necessariamente la stessa cosa, come testimonia l’epidemia di obesità negli Stati Uniti. Oppure che se uno non sente il bisogno di mangiare viene considerato, giustamente, non un diverso da rispettare e accettare, bensì un malato da curare. Quindi non credo che questa metafora (impropria) giovi alla causa che vorreste difendere, e vi consiglio paternamente di non farvi ricorso.

        Anche dire che un sessuale “non può stare senza fare sesso per lunghi periodi” mi sembra un estremismo. Vuoi dire, Luna, che se sei da molto in astinenza pur di fare sesso accetteresti di farlo con chiunque a qualunque condizione? (Nel caso ti lascio il mio numero di telefono – scusa la battutaccia XD.)

        Ma penso che sia più corretto affermare (parlo per esperienza personale) che un sessuale *può* passare lunghi periodi senza fare sesso; semplicemente troverà la sua situazione molto spiacevole e sarà molto infelice, perché sentirà la mancanza di qualcosa. Io non me la sentirei di affermare che il suo stato d’animo sia qualitativamente diverso rispetto a quello di un appassionato di musica che avendo dovuto vendere tutti gli strumenti non può più suonare, o di un campione di sci che dopo un brutto incidente non può più sciare. Quantitativamente non lo so, varierà da persona a persona. Ma qui si vuole introdurre una differenza qualitativa che mi lascia molto perplesso.

        Ma si vede che voi in materia avete delle certezze molto più granitiche delle mie. Beati voi.

        Non insisto oltre sul punto, ho espresso il mio punto di vista e ho compreso il vostro, penso che possiamo ritenerci soddisfatti circa le domande 1-2-3.

        Grazie e saluti

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      2. Mi hanno fatto notare via Whatsapp che la frase “nel caso ti lascio il mio numero” avrebbe offeso o ferito molte persone.

        Chiedo sinceramente scusa a Luna e a tutte le persone coinvolte.

        Visto l’abbondante e arguto uso dell’ironia nel post su cui stavo commentando, avevo pensato che fosse lecito usare l’ironia anche nei commenti. La frase in oggetto aveva l’intenzione di evidenziare il contenuto molto assolutistico e categorico delle affermazioni di Luna attraverso un paradosso. Ovviamente non andava presa sul serio. Tant’è vero che il mio numero non c’era. Non era mia intenzione offendere.

        Ma tante volte si feriscono i sentimenti di altre persone con le proprie parole pur non rendendosene conto (ad esempio, mi duole dire il commento di Luna ha fatto questo effetto a me). In tal caso, se ci viene segnalato, è giusto e doveroso assumersi le proprie responsabilità.

        Rinnovo le mie scuse per questa involontaria caduta di stile, sperando che non oscuri il resto del contenuto, esposto in buona fede e con convinzione.

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  5. Lorenzo è proprio questo il punto. Per un sessuale il sesso,in quanto necessità primaria,non è vissuto allo stesso modo degli altri piaceri. Lo prova il fatto che proprio questo ha un peso non indifferente nella selezione,il mantenimento,la percezione qualitativa delle relazioni. Non mi pare che la gente si scelga sulla base della condivisione della preferenza del caffè normale o macchiato,o del mare o della montagna. Chissà perchè…

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    1. A me pare che la gente si scelga per un’infinità di motivi. In molti casi non chiaramente noti neanche alle stesse persone coinvolte, figuriamoci a noi. Il sesso è solo uno dei tanti aspetti, per alcuni più importante, per altri meno. Non ho quindi la presunzione di trarne conclusioni generali, o di tracciare linee che dividano in modo netto questa ampia varietà di sfumature.

      Comunque, vedi la risposta a Luna sopra: su questo punto ho capito la vostra posizione e, anche se non sono convinto, la accetto come risposta alle domande 1-2-3.

      Non dimenticarti le domande 4 e 5, che ancora attendono.

      Grazie

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